Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tutti sul vascello fantasma

Fonte: L'Unione Sarda
19 aprile 2010

Lirica. Molti applausi ieri a Cagliari per la prima dell'opera di Wagner che ha aperto la stagione

“L'Olandese volante” emoziona il Teatro Lirico

Non ci sono due vascelli, davanti ai nostri occhi, quello terreno di Daland e quello luciferino dell'Olandese volante. Non li vediamo, perché ci siamo sopra. Siamo con i marinai del capitano norvegese, tra le sartie della tolda. Siamo sul vascello fantasma, tra gli spettri che vagano da spaventose eternità per i mari. La scena è la stessa, a dirci forse che il Bene e il Male non hanno confini definiti. A cambiare è il colore: un indaco che sfocia nel violetto per i marinai che navigano, e rischiano, e sperano; un rosso sangue, come le vele del vascello maledetto, per chi non ha scelta, davanti a sé, e neppure speranze. Non si può chiamare speranza - virtù teologale tra le più alte - quella che spinge l'anima dannata dell'Olandese a cercare senza sosta (e inutilmente) una donna fedele che ogni sette anni gli consenta di risolvere la sua dannazione e di essere finalmente redento.
Un tema caro a Wagner, questo della redenzione, che nel racconto di Heine ripreso dal genio tedesco ha il volto di Senta, la figlia di Daland: la fanciulla non trascorre le sue giornate a filare, come le altre donne del villaggio. Coltiva una torbida ossessione che ha il volto pallido dell'Olandese volante. La tragedia del marinaio senza requie di cui tiene tra le mani un ritratto (ma nella messinscena è una cornice vuota) commuove fino alle lacrime questa ragazza che somiglia all'Annabel Lee di Poe. La storia dell'uomo condannato a vagare per l'eternità le fa perdere il senso della realtà, portandola a ignorare l'amore di Erik, unico cacciatore tra tanti marinai. Ma cos'è la banalità di un sentimento umano di fronte al fascino irresistibile di un amore maledetto?
L'OSSESSIONE DI SENTA Colpita come tutte le ragazze di tutti i tempi dalla sindrome dell'io ti salverò, la nostra eroina romantica non ha dubbi. E quando sulla soglia di casa si presenta il padre, col ricco straniero trovato in mare al quale ha promesso la mano della figlia - il suo cuore sa già di chi si tratta. Al contrario del suo avventato padre, Senta è una persona consapevole. Consapevole e fedele. Chi più di lei può finalmente redimere il nostro pallido eroe condannato alla dannazione eterna a causa di un grave peccato d'orgoglio?
Il marinaio olandese ha il fascino di Ulisse, di Prometeo, di Adamo. Avrebbe potuto morire una volta per tutte, con la sua ciurma, ha sfidato Dio e Satana, ed è stato punito. E a nulla vale che Erik, che ha capito tutto da tempo, cerchi di salvare Senta dalla sua malattia mortale. Non accadrà. La ragazza - del cui amore il fantasma dubita, abituato com'è ad essere tradito e rispedito all'inferno - arriverà a sacrificarsi per lui. Seguendolo negli abissi, e salvando così, finalmente, la sua anima. I due, purificati e redenti, saranno per sempre accolti in cielo, uniti per l'eternità da un amore fatto di spirito e non di carne (c'è niente - almeno sulla carta - di più erotico?).
L'OPERA Romantica, appassionata, emozionante, la tragedia raccontata da Richard Wagner è travolgente come la sua musica. Due ore e mezzo di pathos, dai primi 13 minuti della splendida sinfonia alle ultime battute. Tre atti e un solo intervallo, tra il primo bellissimo atto tutto maschile, e gli altri due. Identiche le scene. Sì, perché anche la casa di Daland, così frequentata da donne, è pur sempre la tolda.
Un allestimento lineare, quella di Francesca Zambello ripresa dal Stephen Taylor, che nei sobri costumi richiama atmosfere brechtiane e nelle scene ferme Kantor e la sua Classe morta (magistrale la scena delle donne sedute che danno le spalle a Senta). Una messinscena che raggiunge momenti di tensione degni della Fura dels Baus nel movimento della tempesta, nei fumi luciferini del vascello, nella scena che chiude l'opera, quando l'Olandese finisce negli abissi e Senta lo segue, incurante dei dannati che vogliono ghermirla. Volano verso il cielo, i due, mentre una vela rossa spiegata invade il palcoscenico. È l'amore che trionfa, è l'inquietudine (così esaltata da questa opera in nero) che turba i nostri sonni.
Alla fine molti applausi ai protagonisti: all'orchestra e al coro diretti da Marko Letonja, a Fulvio Fogliazza, direttore del coro, ai protagonisti: su tutti Giorgio Surian, che esordisce con l'Olandese. E il Daland di Gudjon Oskarsson, Albert Bonnema (Erik), Katia Boost (Mary), Adrienne Dugger, Senta, eroina romantica per eccellenza, l'unica vestita di rosso tra tanti rassicuranti blu. Come l'unico tra gli uomini a vestir di nero è Surian, così imponente nel suo pastrano. Scene e costumi sono di Alison Chitty, le luci di Rick Fisher, riprese da Philippe Almeras. Applauditi i bravissimi mimi e il Timoniere del tenore Gianluca Floris, che invocando il vento del sud che lo riporti dalla sua ragazza, canta ancora una volta nella sua Cagliari.
SU RADIO TRE All'allestimento cagliaritano è dedicato interamente il programma “La scena invisibile”, questa mattina alle 11.20 su Rai Radio Tre. Curato da Anna Rita Caroli e condotto da Sandro Cappelletto, proporrà una lunga intervista al maestro Letonja. Quanto all'opera, viene replicata domani alle 17, martedì alle 20.30 (con diretta su RadioTre), mercoledì e giovedì, sabato alle 19. Ultima recita lunedì prossimo.
MARIA PAOLA MASALA

17/04/2010