Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

San Benedetto, il quartiere è nel mercato

Fonte: L'Unione Sarda
16 aprile 2010

Negli anni '50 era una periferia che ospitava giovani coppie, ora è diventato un rione di anziani

Problemi di parcheggio ma anche il regno della “cagliaritanità”
Il mercato è un'attrazione turistica ma i commercianti chiedono il definitivo rilancio della struttura.
Revolucion y mercado , urla il manifesto che pubblicizza la mostra su Che Guevara al museo Sa Corona Arrubia di Villanovaforru. Be', di rivoluzione, a queste latitudini, proprio non ne parla. In compenso, c'è tanto mercato, visto che il 6x3 è stato affisso in via Baccaredda, all'incrocio con via Sant'Alenixedda e via Cocco Ortu. Esatto, proprio davanti al mercato di San Benedetto, l'elemento caratterizzante del quartiere omonimo. «Il quartiere è il mercato», taglia corto il direttore della struttura (e dei mercati cittadini) Giovanni Musu.
LA POPOLAZIONE Lui trascorre gran parte delle sue giornate da quelle parti. E ormai conosce perfettamente il rione. «Che», spiega, «con gli anni è diventato vecchio. Quando furono costruite le palazzine di questo quartiere, intorno agli anni '50, vennero occupate da giovani coppie dal momento che questa era ancora periferia. Nel frattempo, gli abitanti sono diventati vecchi, i figli si sono trasferiti in altri quartieri. E San Benedetto si è trasformato in un quartiere abitato da gente dall'età avanzata».
IL TRAFFICO Ma il mercato è rimasto un punto d'attrazione. E in zona arrivano persone dal resto della città e dall'hinterland. «Qui non si trova mai parcheggio», afferma Giuseppe Marras, fermo in doppia fila mentre aspetta la moglie entrata al mercato per un veloce acquisto. «E si vedono vigili urbani soltanto il sabato mattina», sospira Lucio Mostallino che gestisce la cartoleria di via Tiziano. «La normativa», prosegue, «prescrive che, a fronte di un certo numero di parcheggi a pagamento, ce ne siano anche liberi. Dove sono le strisce bianche?». In realtà, la situazione è migliorata rispetto al passato. «Adesso», interviene Corrado Marini che gestisce il negozio di ottica di via Cocco Ortu, «ci sono tre parcheggi dove lasciare l'auto. I clienti non si lamentano più del fatto che non sanno dove fermarsi. Semmai, hanno da dire sull'eccessiva fiscalità dei vigil-park».
LA CAGLIARITANITÀ Ma vale la pena di venire da queste parti. «Perché», riprende Marini, «mentre gli altri quartieri storici hanno perso la loro identità, qui si respira la vera cagliaritanità. Un esempio: il venerdì che precede la Pasqua, c'è una folla incredibile. Non immaginate quanta gente viene a comprare pesce per rispettare i precetti quaresimali». La conferma arriva da Musu. «Il nostro è il mercato della memoria culinaria». Un giro nei banchi del pesce è indicativo: il pescato si chiama carina , lissa , maccioni , sparedda e giarrettu , non orata, muggine, ghiozzo, sparlotto e zerro. E, al mercato, c'è anche il cuore pulsante del tifo rossoblù. «Si parla sempre del Cagliari», dice Tore Saba, titolare di un box di frutta e verdura ed ex presidente del coordinamento dei Cagliari club.
LE PROTESTE Sembra un quadro idilliaco. Purtroppo non lo è. «Il volume dei nostri affari è calato tantissimo», sostiene Saba. E anche fuori dal mercato le proteste non mancano. «Un posto come questo», dice Daniela Pirani dell'omonima pasticceria, «dovrebbe rappresentare un'attrazione turistica. Invece, tutto sembra cadente». Lei ha anche alcune ricette. «Il mercato dovrebbe aprire la sera, dovrebbe avere all'esterno bancarelle tutte uguali che propongono prodotti tradizionali. Invece, non si fa nulla: ovvio che la gente finisca con l'andare nei centri commerciali e che i turisti non arrivino». Un peccato anche perché la zona è decisamente tranquilla. «Non abbiamo alcun problema», riprende Mostallino, «neanche con gli stranieri: qui ci sono comunità di filippini, peruviani e ucraine che fanno le badanti e le colf. Gente, spesso, più educata degli stessi italiani». I parcheggiatori senegalesi? «Nessun problema neanche da loro», risponde Marini.
IL NEMICO Eppure il quartiere non decolla. «Lo si dovrebbe guardare nel suo complesso», sostiene Musu, «come centro commerciale naturale: intorno al mercato vivono una serie di attività che ruotano attorno a questo. Le banche ma addirittura gli stessi supermercati della zona hanno una ragion d'essere in quanto vicini al mercato. Tutto il quartiere dovrebbe vivere come centro commerciale naturale». Peccato che i centri commerciali veri siano concorrenti spietati. «A crearmi problemi», interviene Cicci Schirru del negozio di articoli musicali di via Sant'Alenixedda, «sono stati in passato sia l'unico senso di marcia di via Bacaredda che l'avvento dell'euro. Ma i nostri affari sono calati proprio per colpa delle città mercato. Io mi salvo perché ho davanti il conservatorio e perché, negli ultimi anni, è cresciuta la voglia di musica. Questo mi consente di sopravvivere». Ma, forse, in una zona come San Benedetto non si dovrebbe soltanto sopravvivere. «Noi», conclude Marini, «ci mettiamo il nostro impegno per abbellire le vetrine, per rendere ospitali i nostri negozi per i clienti. Ma l'amministrazione comunale deve fare uno sforzo per far rendere al massimo questa zona».
MARCELLO COCCO

16/04/2010