Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il regno della malavita? Macché, è il paradiso

Fonte: L'Unione Sarda
18 marzo 2010

Il reportage. Il quartiere era noto per la droga e i pestaggi, ora i residenti sono felici di abitarci

Tanti luoghi comuni su Mulinu Becciu. «Falsi, qui si vive benissimo»
Mancano luoghi di aggregazione e qualche servizio. «Per muoversi nel quartiere occorre prendere l'auto».
«Nei primi anni, tutti avevamo in auto una corda e gli stivali: servivano a tirare fuori le macchine che si erano impantanate nelle strade non ancora asfaltate». Anselmo Piras, storico presidente della circoscrizione di Mulinu Becciu, propone una visione quasi incredibile del quartiere. «È un rione che, dalla sua nascita, vive della solidarietà dei residenti». Un'immagine quasi incredibile per gli altri cagliaritani: quella zona era sinonimo di spaccio di droga, pestaggi e auto bruciate. «Perché, all'inizio, sono arrivate persone alle prese con situazioni di disagio. Ma le cose sono migliorate in tempi brevi».
LA SITUAZIONE Così fare una passeggiata da quelle parti e parlare con la gente del posto serve a sfatare i luoghi comuni. «Sono qui da vent'anni e non ho mai avuto problemi: è una zona tranquilla», afferma Ignazio Ledda, gestore del bar nel centro commerciale “I Mulini” (che, nonostante il nome, si trova, in realtà, a Su Planu: ma è impossibile trovare il confine tra i due quartieri). Il rione malfamato, una sorta di Sant'Elia dei tempi che furono, non esiste più, ammesso che sia mai esistito. Anna Pani porta a passeggio un cane. E conferma. «Faccio la passeggiata notturna con il mio animale. E mi sento sempre al sicuro».
L'ORGOGLIO Possibile? Sembra davvero difficile pensare a una trasformazione così radicale nel giro di pochi anni. «All'inizio», racconta Maria Grazia De Vita, presidentessa di ArCoEs, l'associazione che gestisce il centro comunale Area 3 di via Carpaccio, «i nuovi residenti non si sentivano parte del quartiere: in tanti si sono sentiti confinati in periferia. Adesso, invece, i giovani vedono la loro situazione in maniera differente: sono nati qui e dicono, con orgoglio, di essere di Mulinu Becciu».
L'IDENTIKIT Un'immagine che tarda ad arrivare nel resto della città, forse, per “colpa” della composizione anagrafica del quartiere. Un progetto di ArCoEs, realizzato con i fondi della Provincia, ha disaggregato i dati della Circoscrizione 3 (che comprende anche Sant'Avendrace): su 8.706 residenti al 31 dicembre 2007, più della metà (4.431) sono adulti tra i 30 e i 64 anni e 1.380 anziani di oltre 65 anni. Una popolazione adulta che non riesce e, forse, neanche vuole trasmettere un'immagine diversa del quartiere. Sembra quasi che i residenti non vogliano far sapere a nessuno che vivono in una sorta di paradiso. Che, invece, viene visto come un inferno nel resto della città. «Quando organizziamo qualche evento», afferma il musicista Maurizio Congiu, «c'è sempre una certa preoccupazione da parte di chi non vive nel quartiere: “non ci sono rischi?”, ci chiedono».
I SERVIZI Ma davvero Mulinu Becciu può essere considerato un paradiso? Girando per le strade si vedono pochi negozi. Addirittura è stata necessaria una specie di sollevazione popolare per avere una farmacia da queste parti. Eppure nessuno si lamenta. «Perché», spiega Anselmo Piras, «abbiamo, comunque, tutto a portata di mano: intorno ci sono cinque centri commerciali e possiamo raggiungere qualunque parte della città in pochi minuti». Tra l'altro, la conformazione stessa di Mulinu Becciu rendere inutile la presenza dei servizi. «Per spostarsi da una parte all'altra», riprende Maria Grazia De Vita, «occorre prendere sempre l'auto. A quel punto, ci si sposta dove conviene». In effetti c'è poca, pochissima gente in giro a piedi. Giusto qualche ragazzo all'uscita delle scuole e qualche pensionato in giro con il cane.
I PROBLEMI Sembra, da questo punto di vista, un rione fantasma. Ma è soltanto un'impressione. «La gente», sostiene l'operatrice culturale Monica Mariani, «vive le proprie case ma non il quartiere». Non soltanto perché tantissimi lavorano in altre parti della città. «Ogni condominio ha un proprio cortile particolarmente grande. Anche i bambini non giocano per strada ma socializzano con i coetanei che abitano negli stessi palazzi». E gli scambi con l'esterno sono ridotti al minimo. Anche perché molti condomìni sono formati da persone che fanno lo stesso lavoro e che si sono riunite in cooperativa per farsi una casa.
LA SOCIALIZZAZIONE Punto di forza o elemento di debolezza? Impossibile dare una risposta. Di certo, anche la conformazione del quartiere non aiuta: a parte il centro Area 3 e la parrocchia, non esistono punti di aggregazione. «In pratica», interviene Maria Grazia De Vita, «l'unica piazza che può davvero essere considerata tale è quella davanti alla chiesa». Un problema sentito. «Mancano luoghi per la socializzazione», le fa eco Piras. E pensare che proprio a Mulinu Becciu è stata vissuta una stagione di democrazia diretta. «Quando ero presidente», conclude Piras, «per ogni piccolo problema dovevamo convocare assemblee nel corso delle quali tutti dicevano il loro parere. Anche su questioni di secondaria importanza. Ma proprio grazie a questa partecipazione siamo riusciti a far chiudere l'inceneritore di Cagliari».
MARCELLO COCCO

18/03/2010