Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Nuove tombe? Non si può escludere»

Fonte: L'Unione Sarda
16 marzo 2010

Tuvixeddu. Parla il soprintendente ai beni archeologici Marco Minoja e chiarisce: ciò che abbiamo scoperto è stato tutelato

«Via le tribune dall'Anfiteatro». Ed è subito polemica

Ieri mattina incontro della commissione Cultura del consiglio comunale con il soprintendente Marco Minoja e la funzionaria Donatella Salvi per fare chiarezza sui presunti nuovi ritrovamenti.
Sono stati trovati sepolcri nell'area esterna ai vincoli dove è previsto l'intervento edilizio? «No». Avete scavato? «No». Esclude che scavando possano essere trovate nuove tombe? «Non si può escludere». La risposta di Marco Minoja, soprintendente ai beni archeologici di Cagliari e Oristano, scatena un brusio bipartisan tra i membri della commissione Cultura del consiglio comunale, che ieri pomeriggio hanno incontrato il numero uno di Piazza Indipendenza per capire se è vero che negli ultimi anni sul colle di Tuvixeddu sono state trovate nuove sepolture nell'area non sottoposta a vincolo archeologico.
Minoja, supportato da Donatella Salvi, che ha curato gli scavi sul colle, articola meglio la risposta. E, riferendosi a una zona a ridosso di via Is Maglias dove Coimpresa dovrebbe costruire parte delle ville, dice che «al momento non ci sono ipotesi che giustifichino nuovi scavi» e aggiunge che «le probabilità di trovare qualcosa sono molto basse, visto che la necropoli ha una sua struttura e quella di Tuvixeddu è stata definita».
LETTURE OPPOSTE Ma siccome non c'è certezza assoluta, questo basta a suscitare opposti sentimenti da parte dei (pochi) commissari presenti. Gianmario Selis, unico esponente del centrosinistra, è soddisfatto: «È la dimostrazione che serve più tutela». Maurizio Porcelli, Forza Italia, presidente della commissione, è sorpreso, considerato che in mattinata il numero uno dell'Edilizia privata del Comune, Paolo Zoccheddu, aveva escluso il ritrovamento di nuovi sepolcri.
Le interpretazioni, come accade da anni su questo tema, sono diverse. Ma c'è un altro aspetto dell'intera vicenda che viene sottolineato subito: i nuovi sepolcri a cui più volte si è fatto riferimento in questi anni «sono in un'area già vincolata sul versante di viale Sant'Avendrace e sopra via Is Maglias». Si tratta di un'area di 29 mila metri quadrati interessata al progetto di ampliamento del parco». Progetto per il quale il Comune a fine 2009 ha perso parte dei 3,9 milioni finanziati dall'Unione europea. E li ha persi perché la Regione non ha formalizzato la cessione di un terreno che si era impegnata a cedere.
CHIAREZZA Sui sepolcri la Soprintendenza archeologica si attiene ai dati ufficiali: 39 sepolture rinvenute nel '97, 125 nel '99, 267 nel 2006. Complessivamente, ha ricordato Donatella Salvi, sino al momento del blocco dei lavori del parco ne sono state trovate 773, «tutte in area vincolata».
Ma è inutile negare che oggi più che a ciò che è stato tutelato («è un grave peccato che il parco sia stato abbandonato») si pensa a ciò che potrebbe esserlo. E qui, a giudizio del soprintendente, ci si muove nel campo delle ipotesi: «Dieci giorni fa, dopo le segnalazioni di Legambiente, siamo andati a fare un sopralluogo superficiale che ci ha confermato che non c'è nulla. Ma se non scaviamo non possiamo escluderlo con certezza. In ogni caso», aggiunge il soprintendente, «siamo garantiti dagli strumenti di pianificazione urbanistica. Voglio dire che prima di costruire dobbiamo analizzare il progetto e autorizzare le costruzioni e se si costruirà lo si farà con il controllo della Soprintendenza. E se si trovasse qualcosa i lavori verrebbero bloccati».
BILANCIO ALL'OSSO Alla domanda se non sarebbe stato più opportuno agire prima, Minoja allarga le braccia. «Se avessimo fondi per scavare, e questo vale per tutta la città, lo faremmo, ma ne servirebbero tanti. Sfortunatamente abbiamo un bilancio ridotto all'osso (350 mila euro per il 2010 e sette archeologi per seguire tutti i lavori dei Comuni delle vecchie province di Cagliari e Oristano, ne mancano cinque in pianta organica, ndr) ma è rarissimo che le soprintendenze agiscano in contesti non connessi ad altri interventi. Non a caso negli ultimi anni sono state emanate norme per la cosiddetta archeologia d'emergenza, cioè riferita ai rinvenimenti fatti durante gli scavi per opere infrastrutturali». Insomma, altri scavano, loro guardano e, se è il caso, intervengono e tutelano. «Si parte dal presupposto che ogni volta che si scava c'è un rischio archeologico e quando si trovano riscontri si procede con diversi gradi di tutela».
PRIMO INCARICO Minoja, 45 anni, milanese, due figlie, è al suo primo incarico da dirigente («ho vinto il concorso a fine 2008 e sono arrivato nel settembre del 2009»). Proviene dalla direzione regionale lombarda dove si è occupato prevalentemente di etruscologia e archeologia preromana.
Di archeologia sarda e di necropoli fenicio-puniche sapeva abbastanza e sa molto di più da quando si è insediato nello splendido ufficio di piazza Indipendenza con vista a 180 gradi sulla città. «Su Tuvixeddu si è fatta troppa confusione», sostiene. «Mi rendo conto che l'argomento è complesso. Quel che è certo e che c'è, da parte di tutti, un grave deficit di chiarezza. Si confondono i vincoli archeologico, paesaggistico, architettonico, si fa un miscuglio degli uffici e degli enti che hanno competenza. Anche sui due più recenti provvedimenti del Tar e del Consiglio di Stato si è fatta grande confusione e un atto che riguardava la tutela architettonica è stato messo in relazione ai vincoli archeologici. Voglio chiarire che nessuna sentenza, negli ultimi anni, ha riguardato l'archeologia».
«ATTI IMPECCABILI» Su questo, Minoja, vuole essere ancora più esplicito. E a chi in questi anni ha criticato il suo ufficio per non aver sostenuto in modo esplicito l'estensione del vincolo paesaggistico, risponde: «Il mio ufficio, per quello che ho potuto verificare analizzando gli atti, si è mosso sempre in modo chiaro e corretto, ad iniziare dal vincolo diretto del '96 (20 ettari, ndr). I nostri atti sono impeccabili ed i funzionari hanno fatto un lavoro eccellente. Noi non possiamo tutelare un'idea della montagna santa, ma dobbiamo agire sulla base delle evidenze archeologiche restando nell'ambito delle nostre competenze senza sconfinare su altri terreni. Noi siamo ufficiali pubblici, il mio parere personale non conta».
L'ANFITEATRO A una cosa tiene particolarmente: si chiama Anfiteatro Romano. «Se davvero si vuole difendere la qualità archeologica della città si elimini quell'impalcatura da centro fiere. Questa», chiarisce, «non è una mia posizione, ma il richiamo al rispetto di un accordo tra Comune e Soprintendenza che prevedeva lo smontaggio delle tribune lignee». Un impegno che il Comune (convinto che senza quelle tribune molti artisti non si esibirebbero a Cagliari) non ha rispettato.
FABIO MANCA

16/03/2010