Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tuvixeddu, accordo del 2000 cancellato

Fonte: L'Unione Sarda
8 marzo 2010


Vecchia intesa compromessa se la Regione acquista i terreni

Acquistare con soldi pubblici una parte del colle dove sono previsti nuovi edifici e ampliare il parco archeologico: il consiglio regionale ha approvato venerdì sera un ordine del giorno che potrebbe spazzare via l'accordo di programma stipulato nel 2000, fino ad ora l'unico punto fermo di tutto l'affaire Tuvixeddu. La decisione, presa con voti trasversali, scavalca e calpesta il documento su cui per adesso si è basato tutto.
LA STORIA Dieci anni fa il Comune si trovò di fronte a un muro: era stato condannato a pagare una penale di dimensioni stellari (80 miliardi di lire, circa 40 milioni di euro) dopo gli espropri illegittimi fatti a Tuvumannu per costruire le case popolari. I proprietari delle aree di via Castelli erano gli stessi che si spartivano il colle di Tuvixeddu, così si presentò una via d'uscita. Municipio, Regione e privati arrivarono a una soluzione: fine pacifica della causa milionaria, cessione di una parte dei terreni all'amministrazione per la realizzazione di un parco archeologico e viabilità interna in cambio dell'autorizzazione a costruire. Non a caso Mariano Delogu, che in quel tempo di mestiere faceva il sindaco, definisce ancora oggi «strafavorevole al Comune» la convenzione. Ora questo viene rimesso in discussione, anche se il documento ottenne il via libera dalle sovrintendenze, visto che la cubatura - così venne accertato - sarebbe andata in una zona lontana dalle tombe puniche.
IL RISCHIO Il contratto rischia di diventare carta straccia, anche se sarebbe dovuto ripartire tutto da qui: lo ha detto la giunta regionale il 26 gennaio con una delibera, lo ha ripetuto venerdì mattina anche Gualtiero Cualbu, costruttore che ha già realizzato una parte delle palazzine con vista sulla necropoli e avrebbe diritto di tirarne su altre. Il numero uno di Nuova iniziative Coimpresa parla di «ampia disponibilità a trattare, partendo però dall'accordo» durante la conferenza stampa di due giorni fa. In un particolare gioco di coincidenze, la sera stessa il consiglio regionale vara un ordine del giorno (firmato dai capigruppo Mario Bruno, Luciano Uras, Mario Diana, Angelo Cuccureddu, Giacomo Sanna, Antonio Cappai, Giovanni Mariani, Pietro Fois, al termine della discussione di una mozione promossa dalla minoranza) in cui si mette il primo mattone per una legge «funzionale all'acquisizione al patrimonio pubblico», delle «ulteriori aree della necropoli del colle di Tuvixeddu, riconosciuto come bene unico paesaggistico culturale». In sostanza si vuole acquisire una parte delle aree con soldi pubblici (il documento specifica: «anche con il concorso finanziario dello Stato») con un obiettivo dichiarato: «istituire un parco archeologico ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l'intera Sardegna». Quanto denaro sarà necessario? I 50 milioni di euro di cui si parla da tempo potrebbero non bastare, e la somma potrebbe uscire interamente dalle casse regionali.
LE REAZIONI Una soluzione che, dice il primo cittadino del capoluogo Emilio Floris, «arriva con tre-quattro anni di ritardo perché è la stessa proposta che feci a suo tempo a Soru». L'ex presidente della giunta regionale andò per un'altra strada: «Invece che seguire questa idea, decise di mettere i vincoli di inedificabilità per ottenere i terreni a costo zero». Ora che succederà? «L'accordo è a tre: la Regione ha detto una cosa, il Comune è d'accordo. La trovo una soluzione migliorativa rispetto al progetto attuale. Adesso sta al privato accettare o meno. L'importante è che venga trattato in maniera unitaria tutto il comparto di Tuvixeddu e Tuvumannu». Martedì Floris incontrerà Cappellacci («avevamo già in agenda la riunione») e i due parleranno proprio del futuro del colle.
LA REGIONE Il capogruppo del Pdl in consiglio regionale Mario Diana spiega in che cosa consiste l'odg approvato con votazione trasversale venerdì sera, a poche ore dall'appello di Cualbu: «L'indicazione è quella di trattare l'acquisto di ulteriori aree dentro il perimetro sottoposto a tutela. L'accordo del 2000 non viene meno. L'individuazione delle zone spetta al ministero dei Beni culturali. Se decidono di includere nel perimetro di interesse le aree dove è prevista nuova cubatura, allora si vedrà. Ma le due cose, ordine del giorno e accordo di programma, non devono confliggere. Abbiamo fatto tutto questo per creare un parco, non per altro». Diana non esclude l'istituzione di una commissione di inchiesta («per studiare la documentazione») e anticipa che la commissione urbanistica del consiglio regionale programmerà presto i sopralluoghi sul colle.
SOPRALLUOGO Una cosa che i colleghi del Comune, guidati da Maurizio Porcelli, faranno già da domani, ore 10: «Partiremo dal vico II Sant'Avendrace, come ha richiesto il commissario Salvatore Mereu. Probabilmente faremo una proposta per acquisire l'area archeologica».
L'associazione Legambiente parla di «un risultato positivo per tutta la Sardegna». Il comunicato, firmato dai presidenti Vittorio Cogliati Dezza (nazionale) e Vincenzo Tiana (regionale), aggiunge che la decisione del Consiglio è «un primo importante passo». Secondo il capogruppo di “Sinistra ecologia libertà” Luciano Uras, «se tutti saremo coerenti rispetto alla decisione di oggi, finalmente Cagliari avrà una legge regionale in grado di sviluppare un progetto di vera valorizzazione dell'inestimabile patrimonio paesaggistico, culturale, storico e archeologico della città».
MICHELE RUFFI

07/03/2010