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Civicrazia, il potere nelle mani dei cittadini

Autore: Francesco Fuggetta,
13 marzo 2009, 13:04
Il Rettore dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta e il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna Filippo Peretti ne hanno discusso in un convegno organizzato dall’editore Giorgio Ariu.

Civicrazia: una parola che può sembrare nuova, ma che i greci e i romani usavano già 2.000 anni fa. Il termine deriva infatti dal latino “civis”, cittadino, e dal greco “kratos”, potere. Significa trasparenza, partecipazione, il cittadino che diventa protagonista e che ha il potere di attuare le regole. E’ il superamento del concetto di democrazia, per cui il cittadino può esprimersi attraverso una partecipazione attiva e propositiva. La Civicrazia mira a garantire i diritti del cittadino, contro soprusi e abusi di quelli che dovrebbero essere, a tutti i livelli, i suoi organi rappresentativi all’interno dello Stato: diventa il riscatto della coscienza civile contro l’ingiustizia, il clientelismo, le carenze, i silenzi.

Ma Civicrazia è anche una rete, che comprende ben 4.000 associazioni, e con alcuni dei loro rappresentanti si è dibattuto nel corso dell’Evento Civicratico, che si è svolto l’11 marzo nel sottopiano del Palazzo Civico. Il giornalista editore Giorgio Ariu ha coordinato l’evento, in qualità di Responsabile Territoriale del “Laboratorio Privacy Sviluppo e Civicrazia” presso il Garante per la Protezione dei Dati Personali. A discutere di questi temi il Rettore dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta e il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna Filippo Peretti.

Ho aderito a questo incontro anche per la curiosità di vedere come si svilupperà l’idea di civicrazia – ha esordito il Rettore Mistretta. E’ una materia in fase di evoluzione, specialmente con il passaggio dal cartaceo alla banca dati. Come Rettore, posso dire di aver avuto qualche difficoltà nella tutela dei dati degli studenti. Mi è capitato di ricevere telefonate e visite da parte di genitori che chiedono notizie sulla carriera universitaria dei figli, ma ho sempre evitato di dare questo tipo di informazioni. Nel caso di una madre anziana e di un figlio 32enne che diceva di essere prossimo alla laurea, ho fatto dei controlli e ho scoperto che aveva dato solo cinque esami. Così l’ho convocato e l’ho convinto a parlare con sua madre. Accade anche che la Digos mi chieda notizie su studenti stranieri, oppure che le aziende domandino dati sui laureati, e anche in questo caso faccio resistenza, per evitare molestie a domicilio”.

Un giornalista si trova un po’ in imbarazzo a parlare di privacy, perché è costretto a violarla ogni giorno – interviene Filippo Peretti, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna. La privacy limita necessariamente il diritto di cronaca, ma non dobbiamo dimenticare il diritto ad essere informati: un cittadino disinformato è un cittadino debole. Bisogna trovare il modo di conciliare le due cose. Dal 1990, con la Carta di Treviso, il nostro codice deontologico dà maggiori garanzie a tutela dei più deboli, i minori e i malati. L’Ordine non protegge i giornalisti, anzi a volte li sanziona: protegge la professione”.

Interessanti, infine, gli interventi dell’ex Procuratore della Repubblica Carlo Piana, del Senatore ed ex Ministro Ariuccio Carta, e del Presidente del Rotary Club Cagliari Ettore Atzori, che hanno contribuito con le loro riflessioni ad approfondire un tema delicato come il rapporto fra i diritti e i doveri dei cittadini.

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