Colora la memoria,  Marcello Nocera. Sfoglia l’”Album di famiglia”, sceglie vecchie immagini in bianco e nero e le rielabora a colpi d’acquarello. Figlio d’arte ( quarta generazione di una dinastia di fotografi ), dispone di un archivio che conserva le immagini di bambine col fiocco in testa e gli abitini cuciti in casa, di uomini sempre con la cravatta, degli allievi dell’asilo coi sandali coi buchi e i cestinetti per la merenda a guisa di gabbiette. Sono anni lontani, quelli che vengono fuori dai rullini che non dovevano prendere luce ed erano stampati nella camera oscura e poi appesi ad asciugare con le mollette da bucato. Si
ballava il rock, allora, e si suonava la fisarmonica.

Marcello Nocera non è animato dalla nostalgia, non canta le lodi di un’età dell’oro. Interviene sugli scatti con tinte acide e diluite, smascherando quasi la sequenza di sorrisi che nascondono -lui dice- le “piccole illusioni” messe in scena per l’attimo breve di un click. Su quella supposta felicità intervengono come cartine di tornasole intrusioni cromatiche dai bordi acquosi. Tratti veloci che pasticciano i volti, sottolineano le figure e talvolta le oltrepassano. Strisce che fungono da cornice e separano alcune istantanee doppiate con tocchi un po’ fluo e un po’ elettrici.

Rosa, sulle sorelline brune impalate in posa frontale. Arancione, fucsia, verde, giallo, rosso: sulla nonna con la borsetta al braccio e le gambe gonfie, sulla ragazza in costume intero appoggiata a uno scoglio, sulla signora con gli orecchini a clip. A datare un’epoca non poi troppo lontana, una pubblicità della Ferrania grande come un monumento. E una Lambretta, le pagine del fotoromanzo “L’edicola dei sogni”, i centrini sotto i vasi da fiori. Il giovane Nocera inietta nei reperti del passato parentale, un corrosivo polemico affetto. Cerca le zone d’ombra in quei visi distesi, scova gli stridori nascosti nel fondo bianco della carta.

L’Espace S&P è aperto tutti i giorni escluso il Lunedì dalle ore 19 alle 21.
La mostra terminerà domenica 8 aprile.