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“Adynaton” di Mauro Tetti al Riverrun Teatro

15 marzo 2011, 12:04
In scena Andrea Atzori sabato 19 e domenica 20 marzo in via Giardini a Cagliari.

Documenti Allegati

“adynaton”
di MAURO TETTI
vincitore “Premio di Drammaturgia Francesco Masala – 2010” -

regia: FAUSTO SIDDI
con: ANDREA ATZORI
musica di scena: il corpo del reato di IOSONOUNCANE
tecnico di scena: Gabriele Meloni 
organizzazione e distribuzione: Riverrun Teatro


DEBUTTO DELLA NUOVA PRODUZIONE ADYNATON
in scena sabato 19 e domenica 20 marzo al RiverrunTeatro di via Giardini 164, Cagliari

La Compagnia riverrun teatro porta in scena in prima nazionale la nuova produzione “Adynaton” per la regia di Fausto Siddi, tratto dall’omonima opera del giovanissimo scrittore Mauro Tetti, vincitore del premio di drammaturgia “Francesco Masala”2010, premio creato dall’Università degli Studi di Cagliari – Facoltà di Lettere e Filosofia, in collaborazione con l'Associazione Arcipelago di Enzo Giacobbe, per promuovere e sostenere progetti di scrittura teatrale inediti creati da giovani studenti delle Università Italiane di età inferiore ai 28 anni.

In scena l’attore Andrea Atzori al suo primo debutto sulla scena dopo l’intenso lavoro di formazione avvenuto presso la scuola triennale del riverrun teatro sotto la direzione di Fausto Siddi.

Lo spettacolo ha il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, della Provincia di Cagliari e del Comune di Cagliari, in collaborazione con la società d’edizioni A BUZZ SUPREME che cura l’opera musicale di IOSONOUNCANE, giovane cantautore sardo di Buggerru (CI) residente a Bologna, sempre più apprezzato sulla scena nazionale, autore tra l’altro dell’album la macarena su Roma .

Il costo del biglietto sarà di 10€ (intero) ed 7€ (ridotto per studenti). Lo spettacolo non è adatto ai minori di 14 anni. Si consiglia la prenotazione telefonica ai numeri 07043201, 3293465439 (09,00 - 14,00 dal lun. al ven.) o via mail info@riverrun.it . Qualsiasi informazione sul nostro sito www.riverrun.it.

Note sullo spettacolo

Micheleddu è un giovane teppista buono, agile picchiatore, con un debole per le droghe. Attraverso gli occhi del fratello minore si racconta della sua breve vita e del suo ammazzamento. Il ritmo della disperazione sale fino a toccare l'ipotesi della vendetta. Tutto è intervallato da giostre di sogni in cui si cerca di fare cose ritenute possibili: come raccogliere l'ombra del campanile.
È un monologo crudo, sporco, diretto. Ha dentro tutta la potenza e l’universalità di un grido e come tale le parole non chiedono il permesso di irrompere con la loro durezza.

Gridano una storia come tante, ai margini della società, dove i protagonisti sono ragazzi anch’essi come tanti, gettati nella voragine tragica dell’ingiustizia, sommersi dall’incapacità di cercare un altro “modo” possibile.

La storia non stupisce, non è spettacolarizzata, non vuole insegnare o suggerire, vuole semmai essere, mostrarsi, anche se sotto la “luce finta” di un tempo teatrale.

Anzi, la forza di Adynaton sta proprio nella sua “innocenza“ teatrale: cercare nella finzione scenica il luogo di una possibile compianto, l’elaborazione di un lutto. Allora, metterne a nudo questa finzione, scarnificando la scena e l’apparato teatrale, significa ricondurre il gioco mimetico al suo più intimo e campo di battaglia: il corpo dell’attore, con la sua verità “esposta”.

Questo in Adynaton  si chiede allo spettatore: riconoscere nel timbro della voce, nel tendine del piede, nello sputo e nella contrazione muscolare del performer  l’adynaton di un’impossibile commozione empatica.

Tutta l’opera mira a questo: condividere con il “giusto” attore un “giusto” percorso drammaturgico e costruire attorno alla suo “giusto” corpo, una possibile immaginaria motivazione di “giustizia” estetica.
         Riverrun Teatro


 

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