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Tutti a casa di Tigellio

18 dicembre 2009, 13:47
Laboratorio di archeologia per le scuole primarie e secondarie di primo grado.

È stata la terza elementare del Nuovo Collegio della Missione a inaugurare a fine novembre il laboratorio di archeologia per le scuole primarie e secondarie di primo grado denominato “Tutti a casa di Tigellio”. Il progetto didattico, ideato e realizzato dalla società Anamnesys, nasce per far vivere in prima persona agli studenti l’esperienza storica della ricerca sul terreno. Si tratta di un’iniziativa che consente alle scolaresche un approccio alla storia trasferito su un piano pratico, attraverso lezioni partecipate, visite interattive e simulazioni di scavo.


L’attività si svolge interamente nel sito archeologico “Villa di Tigellio”, il complesso abitativo di epoca romana ubicato nel quartiere cagliaritano di Stampace, e vede la partecipazione di esperti in materia archeologica ed educatori.

Un’esperienza più che positiva per i ragazzi – ha commentato la professoressa Denise Porcu, al termine del laboratorio che ha visto protagonista anche la sua classe, la seconda media dell’Istituto comprensivo Cabras di Monserrato – perché studiare la civiltà dei Romani attraverso le testimonianze materiali e la ricognizione diretta sul campo li ha resi entusiasti”. Un’esperienza da ripetere in futuro con altre classi, assicura la docente.

L’itinerario didattico si apre con una breve introduzione alla domus romana. Le immagini tridimensionali dell’ipotesi di ricostruzione virtuale del complesso abitativo, realizzata dai ricercatori di Anamnesys, supportano la trattazione sui diversi ambienti che costituiscono la tipica abitazione dei patrizi, la descrizione della Casa degli stucchi, della Casa del tablino dipinto e dell’area termale, la storia degli scavi, il periodo storico e gli elementi della cultura materiale.

Anche per le classi ancora a digiuno di storia romana, la descrizione della domus acquista un fascino particolare. Commenta la maestra Bruna Stella, IV elementare dell’Istituto comprensivo Mameli-Meilogu di Cagliari: “Mi ha sorpreso l’attenzione dimostrata dai miei alunni durante la lezione, erano incuriositi e sorpresi, un buon presupposto per quando studieranno la civiltà dei Romani”.

Segue la fase operativa nella quale gli studenti sono divisi in gruppi. Ciascun gruppo lavora autonomamente, con l’ausilio del materiale consegnato all’inizio della visita. Un’esperta li accompagna lungo il percorso del complesso romano, dove gli studenti si cimentano in un lavoro “d’investigazione” attraverso l’interpretazione della planimetria e di alcuni “indizi” proposti dal... padrone di casa, il personaggio di Tigellio, per individuare gli elementi caratterizzanti il sito. Sono gli studenti, quindi, a intraprendere una sorta di gara e tentare di scoprire per primi dov’è ubicato l’impluvium, dove si trovano i frammenti dei mosaici o i pavimenti in signino, che cosa caratterizza il calidarium e così via. “I ragazzi hanno toccato realmente con mano le fonti storiche – commenta Gabriella Botta, docente della seconda media dell’Istituto salesiano Don Bosco, - infatti ‘le pietre’ sono diventate improvvisamente vitali e ciò che era perduto fra le erbacce è diventato casa, terme, impluvium ecc. Tutto è rinato. Ogni allievo è stato emotivamente coinvolto nella ricostruzione del tempo, cosa molto difficile perché l'idea di tempo è un'astrazione assai lontana dalla mente dei ragazzini”.

Ma il momento più atteso dai novelli archeologi è decisamente la simulazione di scavo. “La simulazione dello scavo ha contribuito a formare negli allievi l'idea che uno scavo archeologico non è un gioco ma richiede un'organizzazione attenta e complessa e che il reperto è una fonte importantissima per ricostruire il passato”, continua la professoressa Botta. “Molto positivo è stato anche il lavoro di schedatura che ha permesso loro di interpretare il documento ricavandone dati preziosi su aspetti della storia passata. I ragazzi hanno imparato divertendosi, le pagine aride del libro hanno finalmente lasciato posto all'esperienza diretta, quella che non si dimentica”.

Quattro vasche quadrettate organizzate con differenti unità stratigrafiche e vari reperti sotterrati – molti dei quali autentici - e lo scavo ha inizio, con grande trepidazione da parte degli alunni. Alle “squadre” sono indicati ruoli e incarichi (archeologi, disegnatori, catalogatori) ed è consegnato il kit con tutto l’occorrente per lo scavo (filo, cazzuole, pennelli, buste, palette, etichette, matite).
Una volta recuperati, ripuliti e inventariati i reperti, si procede con la catalogazione. Viene fatta una restituzione grafica degli oggetti (dai disegnatori del gruppo), mentre i catalogatori compilano una scheda con l’indicazione dei dati analitici e tecnici, della cronologia e tipologia dell’oggetto.
La Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano ha espresso il proprio parere favorevole alla realizzazione del progetto didattico, autorizzando per lo scavo simulato l’impiego di frammenti ceramici originali fuori contesto. Il costo per partecipare al laboratorio è di appena 2 euro per bambino.

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