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Cagliari e suoi tesori nascosti

6 marzo 2015, 11:52
Al Search ciclo di conferenze sul periodo nuragico
Riccardo Cicilloni
Riccardo Cicilloni

di Mauro Atzei


Al Search, nel sotto piano del Municipio del largo Carlo Felice, la prima del ciclo di cinque conferenze organizzate da Italia Nostra “Cagliari, i tesori nascosti nel sottosuolo della città e del suo territorio (recenti acquisizioni della ricerca archeologica in Sardegna)".

Come da programma, questo primo incontro del 5 marzo 2015, sul periodo prenuragico e nuragico, ha avuto come relatore Riccardo Cicilloni, docente del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell'Università di Cagliari.

Dopo due anni dalla sua ultima entusiasmante conferenza tenutasi sempre al Search e sempre per Italia Nostra,  Cicilloni, molto conosciuto dagli appassionati di archeologia della Sardegna per aver scavato, studiato e aperto alle visite il nuraghe complesso “Cuccurada” di Mogoro, ha snocciolato una lunga serie di dati, alla luce delle nuove acquisizioni, sulla presenza di reperti e tracce umane a Cagliari e nel suo territorio in un lunghissimo periodo di tempo compreso tra il paleolitico e il 580 a.C. data finale dell'epoca nuragica e periodo in cui arrivano i primi punici.

“Se è vero che la massiva presenza umana e la forte attività edilizia ha distrutto molti siti, non lasciando tracce e causando una difficoltà oggettiva a ricostruire il tessuto antropico di queste epoche, Cagliari è sempre stata l'habitat ottimale per l'occupazione umana sin dal paleolitico - ha precisato il docente - per via della grande presenza di foreste, che all'epoca ricoprivano tutta la Sardegna, ed in particolare per i grandi specchi d'acqua, estremamente pescosi, sia costituiti da lagune che da lunghi tratti di costa, insenature e promontori sul mare”. La zona di San Bartolomeo, il Capo Sant'Elia, ma anche la Laguna di Santa Gilla in particolare sono tutti siti nei quali, sin dalla fine dell'800, è stata evidenziata in molti punti la presenza massiccia dell'uomo; ma è nei suoi numerosissimi siti (così tanti che alcuni risultano essere quasi inesplorati) che il promontorio di Capo Sant'Elia ha restituito le tracce di tutte le epoche dell'uomo preistorico. Si può affermare dunque che il capo Sant'Elia sia il luogo dove probabilmente ebbe origine l'antica Cagliari.

A farla da padrone, tra i numerosi colli cagliaritani, per vecchie e nuove presenze di tracce, reperti ceramici importanti, sepolture e altre possibili emergenze archeologiche, è il colle di Monte Claro e tutta la sua vasta area. La cultura di Monte Claro è una ricca cultura prenuragica che risale al 2700/2200 a. C, e prende nome dalle particolari vaste necropoli (uniche in Sardegna quelle di Cagliari), della tipologia a forno. Non si tratta infatti di domus de janas ma di strutture differenti. “Negli ultimi anni, sul versante sud occidentale del colle- ha voluto commentare ancora   Riccardo Cicilloni mostrandone la diapositiva - l'archeologo Nicola Dessì ha scoperto i resti di una struttura che sembrerebbe appartenere alla cultura nuragica. Secondo il Dessì potrebbe trattarsi di un pozzo sacro nuragico; a mio avviso – ha proseguito Ciciloni- potrebbe anche trattarsi d'altro, ma solo una futura indagine archeologica ce lo potrà dire con certezza”.

Il colle di Monte Urpinu, invece, è il luogo più sospettato (esiste infatti una descrizione del Taramelli risalente all'800), per la presenza di un nuraghe. Presenza che tuttavia al giorno d'oggi non è più riscontrabile anche se numerose sono le ceramiche tipiche del nuragico rinvenute in vari siti (Via Brenta, Tuvixeddu, Colle di San Michele, nella stessa Monte Urpinu, ecc..)

Anche la zona del Porto di Cagliari- secondo Cicilloni- doveva essere abbondante di presenze nuragiche e di nuraghi stessi anche se, per i motivi suesposti, non è più possibile rinvenirne traccia.

La prossima conferenza del ciclo organizzato dall'associazione Italia Nostra si terra il 12 marzo 2015 alle ore 17.30, presso la stessa sala conferenza del Search. Riguarderà il periodo fenicio-punico e sarà tenuta dal Direttore del Museo di San Vero Milis nonchè ispettore onorario per la conservazione dei monumenti e degli oggetti d'antichità e d'arte Alfonso Stiglitz.

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