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Dedicata a Giambattista Sicbaldi la Piscina Olimpionica di Terramaini

Autore: Marzia Erriu,
7 maggio 2009, 17:00
Il campione ha stabilito il record mondiale di apnea in acqua dolce raggiungendo i 43 metri di profondità

Se è giusto che ogni cosa abbia un suo nome, allora è giusto che la Piscina Olimpionica di Terramaini divenga la Piscina “Giambattista Sicbaldi”, per ricordare colui che nel lontano 29 ottobre del 1968 si rese protagonista di un’impresa memorabile che gli valse il titolo di campione del mondo di apnea in acqua dolce. La cerimonia di intitolazione avverrà il 9 maggio, alla presenza del sindaco Emilio Floris e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Edoardo Usai.

Sicbaldi, nato a Pirri nel ‘40 e morto nella sua barca nel 2004 colpito da un’ischemia, giunse al titolo in maniera del tutto casuale. Si trovava in viaggio nel lago prealpino di Annecy, in Francia, con alcuni amici che come lui amavano le immersioni e la pesca subacquee. Manifestò da subito la sua abilità in apnea anche in un contesto che, per un subacqueo abituato a calarsi in mare (raggiungendo i 40-50 metri), appariva certo difficoltoso e sfavorevole per via delle acque ghiacciate, dolci e tenebrose del lago. Dapprima, sotto lo sguardo sbigottito dei compagni, toccò i 35m. Poi, quindici giorni dopo, il record mondiale: sicuro di sé, con un peso di ben 20 Kg addosso, eccolo staccare il cartellino dei 43 metri in soli 1 minuto e 10 in presenza questa volta del giudice nazionale incaricato di ufficializzare il record. La notizia rimbalzò subito in tutti i giornali francesi.

E non è leggenda” afferma commosso Dante, il figlio del campione, “ma è la realtà di un uomo che ha sempre vissuto in mare e per il mare, devoto a una filosofia naturale che lo ha spinto a scoprirne i più reconditi segreti”. Quelli di una realtà che, si potrebbe dire, lo lasciava proprio col fiato sospeso.
“La sua passione per la profondità nasce dalla pesca subacquea che ha sempre praticato, partecipando a diverse gare sarde e nazionali”, continua il figlio, che, lasciandosi trasportare dalla vividezza delle memorie, così ritrae il padre: “Era un uomo estremamente generoso, e soprattutto umano. Il mare era tutto per lui, e tutto ciò che era in mare doveva essere tutelato e preservato. E quando dalle sue immersioni riportava alla luce vecchie anfore obliate sul fondo del mare, o quando, spinto da una forte umanità, soccorreva chi si trovava in serie difficoltà nelle acque, era spinto solo dalle leggi morali, e mai da quelle commerciali”. Così oggi il Museo del Mare di Villasimius raccoglie ben 50 dei preziosi ritrovamenti da lui generosamente ceduti.

Continua: “Sono avvenuti 4 o 5 recuperi di barche con equipaggio a bordo durante le tempeste, e un importante salvataggio verso le coste della Tunisia: missione estrema, perché il recupero fu faticoso e per il traino ci vollero ben 3 giorni. Mio padre allora aveva sessantadue anni, e io ero seriamente preoccupato. Ma tutto andò bene, e l’unica ricompensa che accettò fu dai tunisini: una forma di ricotta e un agnello”.
È bene ricordarlo anche per essere stato il primo possessore in Sardegna, nell’‘84, di una barca iscritta al Traffico Passeggeri: la famosa “Fiore di Maggio”, operante tuttora.

Oggi, in memoria di un campione il cui record sarà battuto solo nel 1992, la struttura ondosa della nuova Piscina Olimpionica ne eredita il nome, la forza e la temerarietà.

Con il sindaco Emilio Floris e l'assessore Edoardo Usai, sabato 9 maggio alle ore 11, si è tenuta la cerimonia di intitolazione della piscina comunale di Terramaini

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