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Danza. Soleils spettacolo della Compagnia Charleroi Danses al Teatro Massimo

25 ottobre 2013, 11:47
I nove danzatori della compagnia belga in scena sabato 26 ottobre ore 21 a Cagliari.
Charleroi Danses - Soleils

FIND 31XXXI Festival Internazionale Nuova Danza
Sabato 26 ottobre, ore 21
Teatro Massimo

Allo spettacolo della Compagnia Charleroi Danses (Belgio)
Soleils

Spettacolo per nove danzatori
Creato da Pierre Droulers
In collaborazione con i danzatori
Danzatori: Louis Combeaud / Yoann Boyer, Malika Djardi, Stanislav Dobak, Youness
Khoukhou, Renan Martins, Benjamin Pohlig, Peter Savel, Jonathan Schatz, Katrien
Vandergooten
Collaborazione artistica: Yuji Oshima
Musica originale: Beth Gibbons, Eric Thielemans
Lighting design: Pierre Droulers, Marc Lhommel
Costumi: Jean-Paul Lespagnard
Scena: Chevalier-Masson
Assistente artistico e suono: Arnaud Meuleman
Assistente alla coreografia: Michele Yang
Coordinatore tecnico: Marc Lhommel
Tecnici di consolle luci: Alice Dussart, Philippe Fortaine
Tecnico di consolle suono: Benoît Pelé
Stage manager: Aurore Labrosse
Costruzione: Maurizio Pipitone
Produzione: Charleroi Danses, Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles
Coproduzione: Kunstenfestivaldesarts / Festival de Marseille / Next Festival Thank’s to Jean- Biche, Benoît Caussé, Sylvie Mélis, Wagner Schwartz

Grande ritorno della compagnia Charleroi Danses, che fu ospite del Festival FIND nel 1996 e nel 1997 con le due creazioni di Fréderic Flamand “Ex Machina” (all’Anfiteatro Romano) e “Moving Target (al Teatro Lirico).
La compagnia è ora diretta da Pierre Drouler, che a sua volta presentò al festival nel 1997 lo spettacolo “Les petites formes”.

Pierre Droulers è una delle figure più importanti della danza belga. Nato nel 1951, si forma con Grotowski e Robert Wilson e si interessa al lavoro di Steve Paxton e del Judson Dance Theatre.
Lontano dalle mode e dallo “spettacolare” fine a stesso, il coreografo ha imposto un suo stile proprio. Compone i suoi lavori seguendo una logica prima di tutto sensoriale e tratta corpi, movimento, oggetti, suoni, luci e spazio come materiale da plasmare. Le sue creazioni si evolvono abbandonando la teatralità dei suoi primi spettacoli, tra cui un dittico dedicato a Finnegans Wake di James Joyce, a favore della forma astratta.

Nella sua nuova creazione “Soleils”, la protagonista è la luce: la luce fino all’incandescenza dell’astro solare, ma anche quella che aspetta nell’oscurità; la luce che si diffrange nelle materie ma anche quella che irradia i corpi. Rivisita l’energia bruciante dei rituali e delle sfilate carnevalesche. Situato in uno spazio scenico di una bellezza soggiogante, “Soleils” riafferma il fuoco della vita.

Tra abbagliamento e totale oscurità, qual è la differenza? Entrambi rendono ciechi, ma tra questi estremi le sfumature sono infinite. In “Soleils” nove danzatori tentano di vivere in uno spazio soggetto a eclissi. Tra tensione e sospensioni, i movimenti che attraversano la scena hanno il sorprendente effetto di produrre luce, a volte letteralmente. La luce condivide con l’agitazione dei corpi la stessa capacità di inventare lo spazio, di dargli forma. Questo ci riporta anche a riti pagani immaginari, in cui
i ballerini indossano maschere d'oro che rievocano alcune incisioni rinascimentali. Uno spettacolo vibrante di una strana densità, soprattutto quando la luce scarsa evoca una candela che sta per spegnersi o quando, al contrario, le ombre si fanno più nette sotto un’illuminazione violenta. Un lavoro in cui passano anche le ombre invisibili dei poeti Emily Dickinson e Dylan Thomas.

Lo spettacolo trae ispirazione dalle due poesie e dal fascino che da bambino le ombre e le lanterne magiche esercitavano sul coreografo, ma anche dalla questione filosofica del mito della caverna. Chi siamo? Siamo luci? Apparizioni? Riflessi? Goethe disse “la chiarezza è una giusta distribuzione tra luce e ombra”. In questo spettacolo è il movimento a creare la luce, ma anche l’ombra e il buio giocano un ruolo molto importante. Nel buio, la luce è sempre in attesa, in sospensione. Qui si esplorano tecnicamente tutte le possibilità della luce. E’ un tuffo nel mondo dell’apparenza e
dell’apparizione.

In questo lavoro sono la dissoluzione, la sparizione e l’estinzione della luce ad interessare il coreografo. Gli spettatori, immersi nell’oscurità, “sentono” i corpi al buio, in movimento piuttosto che percepirli. Una luce manipolata, flebile, illumina la scena. Solo per un breve istante, prima che l’oscurità si riprenda i suoi diritti. Questi bassi regimi luminosi forzano l’ascolto. La scena, allestita quasi come una sala prove, è più vicina all’estetica del lavoro che alla rappresentazione. Quando viene illuminata, i danzatori, come sotto pressione, sembrano prendere coscienza della nuova dimensione e dell’ambiente. Lo esplorano e, allo stesso tempo, si incontrano, si incrociano, si
scontrano, interagiscono alla vista di tutto.

E’ molto raro che Pierre Droulers lavori con un gruppo numeroso di danzatori, la sua ultima opera con più danzatori risale al 1998. Secondo il coreografo la folla, la moltitudine “permette di cambiare le maschere, le attitudini. La qualità del gruppo corrisponde all’identità dell’individuo?”, una domanda che funziona come una riconciliazione con la luce, personaggio principale di questo lavoro, “vero e
proprio tuffo nel mondo dell’apparenza e dell’apparizione”.

“Nel nostro sistema di sovraccarico di informazioni e di reti, per arrivare ad una persona bisogna cercare i gruppi a cui appartiene. La gente desidera associarsi sempre di più ai gruppi”, dice il coreografo, “Per i danzatori è piacevole sentire l’unisono, sentire che sono dentro un corpo che si muove e che proclama il suo piacere. E’ un qualcosa di simile all’estasi, alla necessità di uscire da se.”
Uscire da se stessi è la condizione necessaria per esplorare meglio il mondo che ci circonda.

Interessante, inoltre, lo spunto fornito dal Bunraku, teatro giapponese della marionette, da cui Droulers attinge per studiare l’origine del movimento.
Il coreografo ha inoltre intravisto spunti accattivanti nel corso del recente viaggio della compagnia in Brasile, da cui è nata l’idea di ricreare l’immagine di corpi che, con dirompente energia e sensualità, si muovono all’unisono per esprimere la gioia, il divertimento e la libertà della danza: fonte di puro piacere. Complice la scelta di costumi variopinti e luccicanti, disegnati appositamente per inserire nella nuova coreografia un carnevale di luci.

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